Nomadland, la vita in camper

Nomadland, la vita in camper

Nomadland, la vita in camper.

Il voto di E7 Caravan: 9

Nomadland ha vinto 3 premi Oscar: miglior film, miglior regia e migliore attrice protagonista a Frances McDormand (al suo terzo premio Oscar come migliore attrice protagonista). Il film è scritto, diretto, co-prodotto e montato da Chloé Zhao, sull’adattamento cinematografico del libro della giornalista Jessica Bruder. Nomadland, la vita in camper come fuga dalla realtà.

Il racconto sincero dell’inarrestabile voglia di vivere

Il film è un racconto sincero e molto diretto della vita della sessantenne Fern e della sua inarrestabile voglia di vivere senza radici e e l’irresistibile necessità di lasciarsi alle spalle gioie e dolori, per fuggire a bordo del suo van, il suo nido mobile, non a caso immaginato e costruito da lei stessa.

Nomadland, la vita in camper raccontata dagli occhi di chi non vuole, o non riesce più, a piantare radici e a stabilire connessioni con gli altri esseri umani, perché la voglia di lasciarsi sempre tutto alle spalle è ingestibile.

Il furgone come metafora della vita

Neanche le ragioni del cuore bastano a tirare i remi in barca e tornare a vivere fra quattro mura. Ormai la protagonista vive in simbiosi con il suo furgone, e niente e nessuno può allontanarli, neanche un guasto al motore.

Quello che salta subito all’occhio è che lungo tutto il film si sente un profondo disagio esistenziale, una sorta di incontrollato sensazione di qualcosa che sta per succedere, ma che poi non succederà, ormai. Per fortuna. Non è il disagio della protagonista, molto a suo agio nella sua solitudine cercata, ma dello spettatore che affronta con diffidente cautela l’approccio ad un mondo alieno, spesso idealizzato, altrettanto spesso demonizzato: quello di chi sceglie la libertà e il nomadismo alle radici e alla sicurezza di un nido sicuro.

Il disagio diventa necessità di fuggire

Questo disagio diventa necessità impellente nei pensieri di Fern che, a 60 anni, sente il bisogno di esplorare un punto di non ritorno: Fern non fugge da se stessa, ma dalla Fern che era stata fino a qualche anno prima, prima della morte del marito.

Lungo il suo girovagare incontra varie umanità, tanti dolori, tante sconfitte, tante rinascite: Fern cerca di farne tesoro per crescere lei stessa in questa dimensione che sente sempre più sua, in questo suo rifiuto naturale a dormire in una stanza con quattro mura.

Il film è un viaggio introspettivo che lo spettatore compie attraverso gli occhi della protagonista, verso una fuga cercata ma allo stesso tempo temuta, una fuga che sa di ignoto e di nuove possibilità, una fuga che sa di libertà, ma di libertà vera.